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Teatro Clandestino: ora che non è più un segreto condividiamo con voi le storie, i protagonisti, e alcuni link utili (tra cui un reportage di Giorgio Fornoni)

Ora lo possiamo dire. Lo spettacolo di Teatro Clandestino della stagione 2017-2018, uno spettacolo teatrale in un luogo segreto a Verona, era una produzione originale della compagnia di teatro di Fucina Culturale Machiavelli. Scena Machiavelli ha fatto vivere, su drammaturgia e regia di Sara Meneghetti, tre storie vere e recenti, anzi quattro, di giornalisti o attivisti per i diritti umani morti per le storie scomode che hanno scelto di indagare, raccontare, mettere su un palcoscenico.

Gli attori della compagnia teatrale residente di Fucina, Scena Machiavelli

Anna Benico ha dato voce alla fotoreporter iraniana-canadese Zahra detta “Ziba” Kazemi-Ahmadabadi; Sabrina Carletti ha interpretato Natal’ja Estemirova, amica intima e collaboratrice di Anna Politkovskaya, che come lei è stata uccisa forse proprio dallo stesso mandante; Stefano Zanelli ha portato in scena Juliano Mer-Khamis, attore e formatore teatrale, nonché film-maker che ha dedicato la propria vita, fino all’ultimo, ai bambini del campo profughi di Jenin.
Queste tre persone sono state uccise a causa del proprio lavoro negli ultimi quindici anni, e per nessuno di loro sono stati individuati i colpevoli.

teatro clandestino verona

Andare a teatro può essere una piccola avventura

Gli affezionati di Fucina già lo sanno. Non è la prima volta che vi proponiamo uno spettacolo fuori dalle pareti della nostra casa, il Teatro ex Centro Mazziano di Verona. Già nel 2016 una delle nostre produzioni più apprezzate dai veronesi, lo spettacolo al buio Cecità, ha ricreato la storia del romanzo di Saramago, che gli spettatori hanno vissuto bendati, nello spazio suggestivo di Forte Sofia, un forte austriaco sulle colline della città.

Entrare in un altro mondo

Il Teatro Clandestino va anche oltre. Agli spettatori non è stato rivelato nulla, né il luogo dello spettacolo né il contenuto, fino alla mattina stessa del 21 aprile 2018. L’evento, che ha registrato il sold out spingendoci a programmare una replica speciale aggiuntiva, è iniziato quando gli spettatori hanno ricevuto un sms che spiegava loro di farsi trovare all’ora convenuta “tra le nuvole”, di cercare una ragazza con in mano un fiore rosse e di portare con sé una parola chiave. Niente di facile quindi, come spesso accade negli spettacoli di Fucina, eventi in cui gli spettatori hanno imparato ad aspettarsi di tutto, ma soprattutto ad uscire dalla propria quotidianità per diventare loro stessi protagonisti ed essere catapultati in un altro mondo.

La tipografia clandestina di Werkman

Una volta riusciti a raggiungere il luogo dello spettacolo clandestino, hanno scoperto che questo era il co-working Lino’s Type in centro storico. Si sono ritrovati in uno spazio singolare, in penombra, protetto da saracinesche abbassate dove si intravedevano fotografie, stampe, macchinari d’altri tempi. Qui, è stato spiegato loro che grazie alla loro presenza clandestina, avrebbero potuto assistere ad un evento spazio-temporale unico, l’evocazione della tipografia di Hendrik Nicolaas Werkman, impegnato in pubblicazioni clandestine nella città di Groningen, durante il regime nazista. Qui, hanno potuto vedere all’opera il simpatico fantasma di Werkman, il giovane Alessandro Bombieri, che proprio a Lino’s Type ha imparato e trasformato nella sua professione le antiche tecniche di stampa tipografica.

> Leggi l’intervista ad Alessandro Bombieri, stampatore

Una foto per non diventare invisibili

Dopodiché, spostandosi tra gli spazi inusuali del co-working hanno ascoltato la storia di Ziba (Anna Benico), la fotoreporter arrestata a causa delle foto che stava scattando fuori dalla prigione di Evin, alle porte di Teheran. Ziba era rientrata nella propria patria, l’Iran, dopo una vita passata tra il Canada, dove aveva ricevuto la doppia cittadinanza, e il resto del mondo, per fare il proprio lavoro: fotografare i deboli, gli oppressi, le vittime di ingiustizia.

“Per questo ho scelto la fotografia. Una volta impressa sulla pellicola, la luce riflessa sulla persona passata in quel momento davanti all’obiettivo, la sua sagoma, la sua realtà diventa irrinnegabile”.
da La Verità non si uccide, di Sara Meneghetti

> Qui il sito della fondazione dedicata a Zahra Kazemi, dove è possibile vedere alcune delle fotografie da lei scattate

Zahra Ziba Kazemi
Anna Benico di Scena Machiavelli - Teatro Clandestino

Il teatro della libertà

Gli spettatori si sono poi spostati, in soli pochi passi, nel centro di Jenin, uno dei più grandi campi profughi della Palestina. Qui Juliano Mer-Khamis (Stefano Zanelli) ha spiegato come, seguendo le orme di sua madre, ha deciso di fondare un teatro per aiutare i ragazzi e i bambini a trovare un linguaggio alternativo alla violenza della lotta jihadista per portare all’attenzione del mondo e del proprio popolo la loro istanza di libertà. La cosa che ci ha subito attratto di questo attore e regista è il suo credere nell’arte come modello di cambiamento sociale.
Juliano, che si definiva al 100% palestinese e al 100% ebreo, essendo nato da genitori di nazionalità diverse ma uguale visione, è stato ucciso pochissimi anni fa da un uomo con il volto coperto. Gli spettatori del teatro clandestino sono stati suoi allievi per un po’, parte di quel Freedom Theatre che ancora oggi vive, e fa del teatro la propria strada per la formazione, la consapevolezza, l’auto affermazione.

“Tutti gli animali sono uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri”
George Orwell, La fattoria degli animali (una delle ultime opere teatrali messe in scena da Juliano con i propri allevi)

> Qui il sito del Freedom Theatre di Jenin
> Qui un bel ritratto di Juliano Mer-Khamis scritto da Edoardo Crisafulli

La verità non si uccide

La terza storia del Teatro Clandestino è quella di Natalja Estemirova, attivista cecena che aveva lasciato il proprio lavoro come insegnante per raccontare gli abusi dell’esercito russo e dei guerriglieri ceceni sulla popolazione civile durante e dopo le due guerre cecene.
Natal’ja era amica e collega di Anna Politkovskaya, con cui ha collaborato su molti casi di rapimenti e omicidi altrimenti passati sotto silenzio. Natalja è stata uccisa tre anni dopo Anna, probabilmente dagli stessi mandanti. Nessuna di loro ha ancora ottenuto giustizia per il proprio assassinio.

> Qui il sito Committee to Protect Journalists un osservatorio che documenta dal 1992 i giornalisti uccisi in tutto il mondo

“La verità non si uccide”
Natalja Estemirova

Natalja Estemirova
Sabrina Carletti attrice di Scena Machiavelli - Teatro Clandestino

L’idea di La verità non si uccide, frase pronunciata da Natalja mentre era ancora in vita, è nata anche grazie ad un incontro con un reporter indipendente che, come i suoi colleghi protagonisti di questo spettacolo, non ha paura di raccontare storie scomode o pericolose. Giorgio Fornoni, che non ha potuto essere presente la sera dello spettacolo, ci ha concesso di proiettare uno dei suoi reportage all’interno del quale sarà possibile ascoltare in prima persona le voci di Anna Politkovskaya e Natalja Estemirova, da lui stesso intervistate.

> Qui il reportage “Giornalisti russi di prima linea” sul sito di Giorgio Fornoni

I personaggi a cui il Teatro Clandestino ha dato voce non sono eroi, non hanno colonizzato le prime pagine dei giornali, hanno semplicemente fatto ognuno il proprio mestiere, senza enfasi, né sentendo il bisogno di fare self branding.

Sono morti per la verità, ma il loro lavoro, tenace e silenzioso, è sopravvissuto.

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Teatro ex Centro Mazziano - Via Madonna del Terraglio 10, Verona