Skip to main content
search
0

Quattro chiacchiere con Sara Meneghetti, direttrice artistica di Fucina, ospite del podcast in veste di autrice e regista dello spettacolo La verità non si uccide, che sarà in scena questo sabato 15 novembre 2025 nel nostro Teatro Fucina Machiavelli di Verona.

Scorri per leggere oppure ascolta la versione audio su Spotify, Apple Podcast o qui:

Elisabetta: Buongiorno Sara, benvenuta in questo podcast! Ti chiederei innanzitutto di presentare te stessa e lo spettacolo che porterai in Fucina, giocando in casa.

Sara: Ciao! Sì oggi sono qui come autrice e regista di uno spettacolo che si intitola La verità non si uccide. Il titolo è tratto letteralmente da una frase che è stata pronunciata da una delle tre protagoniste di questo spettacolo che è Natalia Estemirova, una giornalista cecena, uccisa agli inizi di questo secolo.

E: Ti chiederei da dove arriva questo spettacolo, come hai iniziato a pensarlo e quali sono le vie che ha percorso per portarlo in scena quest’anno.

S: Allora lo spettacolo è nato per il format di Fucina che si chiama “teatro clandestino”. È un format divertente, in cui gli spettatori vanno a teatro alla cieca, cioè non conoscono prima della serata né il titolo dello spettacolo né il luogo in cui avverrà, e quindi abbiamo sempre scelto luoghi non teatrali.

In questo caso appunto la primissima edizione di questo lavoro era all’interno di una tipografia, ambientata negli anni del del nazismo perché raccontava la storia di una tipografia clandestina, che stampava pamphlets, volantini contro il il regime. E all’interno di questa cornice, si raccontavano le tre storie di questi giornalisti e attivisti, realmente vissuti, anzi recentissime vicino a noi, nei primi anni 2000.

E: E come mai hai scelto di raccontare proprio queste tre storie?

S: La cosa che hanno in comune questi tre personaggi, che vengono da luoghi della terra diversissimi e lontanissimi tra di loro, è che tutti e tre hanno nazionalità ibrida e quindi anche identità ibrida, e questo li ha portati ad avere, secondo me una coscienza critica superiore. Ed è anche ovviamente quello che poi ha creato loro problemi, perché hanno cercato una strada verso la verità, liberi da ideologie e condizionamenti puramente nazionalistici.

Abbiamo Juliano Mer-Khamis che ha fondato il Freedom Theatre nel campo profughi di Jenin, che ha nazionalità araba-palestinese e israeliana, perché aveva padre e madre di queste due nazionalità, e lui rivendica um orgogliosamente questa doppia nazionalità, dice “sono un bastardo orgoglioso”.

Poi abbiamo Natalia Estemirova, che dice “nelle mie vene scorre sangue sia russo che ceceno” e lavora come giornalista durante le guerre cecene. Anzi nasce come insegnante, ma poi decide di di passare al giornalismo perché, ne sente la fortissima necessità.

E infine abbiamo Zahra Kazemi-Ahmadabadi, detta “Ziba”, che ha cittadinanza iraniana e canadese, scappa dall’Iran durante la rivoluzione, ma torna, um dopo aver acquisito anche la nazionalità canadese, sperando forse che, questa nazionalità canadese la protegga -e però così non è- e quindi durante il suo lavoro di fotografa fuori dal carcere di Evin in un periodo di proteste studentesche, che ha fatto tantissimi morti, anche lei viene arrestata, torturata e uccisa.

L’altra cosa che hanno in comune queste tre persone è che di tutte e tre non è mai stato trovato il mandante dei loro dei loro assassini.

E: Nello spettacolo a un certo punto viene fuori il tema della dissonanza cognitiva, che mi sembra anche una chiave molto interessante per leggere lo spettacolo.

S: Ovviamente noi leggiamo i fatti con il nostro filtro, la nostra mentalità di occidentali, e io non faccio eccezione, però cerco sempre nel momento in cui leggo è di approcciarmi alle fonti, ovviamente cercando più fonti possibili, ma anche um cercando di non cadere nei tranelli del della mente che cerca delle connessioni e tende a semplificare secondo uno schema che noi abbiamo già in mente.

La dissonanza cognitiva è un meccanismo appunto, come dice lo spettacolo in apertura, che suona un campanello d’allarme. Quando noi troviamo delle informazioni incongruenti tra di loro, tendiamo magari a escluderne una delle due, per per restare nella nostra famosa bolla e quindi leggere solo notizie che confermino la teoria che già abbiamo in mente, il bias cognitivo che già abbiamo in mente. E in questo l’algoritmo non aiuta.

L’invito è quello a cercare di andare oltre, anche se non è semplice.

E: Un’altra chiave interessante emerge verso la fine dello spettacolo, quando Juliano Mer-Khamis mette in scena con i suoi ragazzi la Fattoria degli Animali.

S: Sì questa Fattoria degli Animali messa in scena da Juliano Mer-Khamis, è importantissima, sia nello spettacolo che nella storia persona di Juliano, potrebbe addirittura essere legata alla sua morte. Infatti è l’ultimo spettacolo che lui ha messo in scena ed è uno spettacolo in cui lui ha veramente osato, perché pur avendo dedicato tutta la sua vita, a combattere l’occupazione e tramite lo strumento della conoscenza, dell’insegnamento e dell’espressione artistica come mezzo per i ragazzi, per trovare una strada di libertà prima interiore e poi si spera anche nella loro realtà. In quello spettacolo in particolare lui è stato molto critico anche nei confronti delle fazioni più estremiste in seno al popolo palestinese.

Ovviamente, essendo la figura tra le tre che si occupa di teatro, Juliano è anche quello che, sento più vicino e la Fattoria degli Animali di Orwell in realtà accompagna tutto lo spettacolo con questo ritornello che ritorna più volte del “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.” Un altro esempio di dissonanza cognitiva, giusto?

Link al video dello spettacolo Animal Farm del Freedom Theatre>>

E: Giusto, ed è anche un pretesto per alcuni dei momenti anche più divertenti dello spettacolo. Forse è importante sottolineare anche questo: sono tre storie ovviamente molto intense, non è sicuramente uno spettacolo leggero, di intrattenimento, però devo dire – e qua sono di parte ovviamente – che per me hai saputo comunque intrecciare queste tre storie in maniera molto sapiente anche con momenti più leggeri, più divertenti, più pop.

S: Sì, sicuramente questo era uno degli obiettivi dello spettacolo, di raccontare queste tre storie tragiche, con un filtro che ci aiuti anche a sopportarle perché veramente a volte entrare nel dolore può essere insopportabile.

E: Aiuta in questo senso anche la scelta di avere degli stacchi con musica dal vivo. E su questo volevo chiederti come nasce la selezione musicale che avete scelto di inserire in questo spettacolo: nasce post quando lo spettacolo era già fatto, o in qualche modo comunque è intervenuta nel momento di creazione e di ideazione del testo?

Alcune delle parole delle canzoni che si sentono e che vengono suonate durante lo spettacolo sono state importanti anche durante la fase di creazione. Un esempio è Baraye di Shervin Hajipour, che è diventata l’inno del movimento Donna Vita Libertà in Iran nel 2o23, ed è stata tradotta da Stefano Soardo che la suona in scena, ed è un inno che in realtà ha avuto una diffusione molto oltre i confini del proprio paese perché mette in parola tematiche universali.

Quindi le parole di Baraye sono una parte vera e propria del testo dello spettacolo e non sono le uniche, a un certo punto c’è anche un testo scritto da un ragazzino di Gaza, espatriato negli Stati Uniti, che ha prodotto delle canzoni rap sulla propria condizione. In particolare una di queste si chiama The Pen and the sword e, come Juliano parla dell’intifada culturale, anche lui usa la metafora della penna e della spada – che è una metafora che a me è molto cara e ho usato anche in altri lavori.

Link al video alla canzone The pen and the sword di MC Abdul>>

E: Concluderei diciamo ritornando qui in Fucina perché il tema della nostra stagione quest’anno, non so se lo sai, ma è Vedere è potere e direi che non c’è spettacolo che calzi più a pennello con questo tema.

S: Vedere è potere nasce come risposta al senso di impotenza, che quest’estate secondo me ha raggiunto il picco, l’abbiamo sentito tutti e lo sentiamo ancora adesso in realtà, nonostante magari nella stampa sia diminuita l’attenzione su alcuni scenari internazionali – forse anche proprio per alleviare questo senso di impotenza, per darci la percezione che qualcosa si è risolto, anche se magari non si è risolto davvero-. La nostra idea, la nostra speranza, è che anche se noi abbiamo la percezione di non poter fare niente, in realtà già il solo informarci, ricercare, leggere, cercare di capire per quanto magari appunto attraverso i nostri bias, i nostri pregiudizi, però sia già un primo passo per provare a cambiare le cose, provare a cambiare la narrazione che viene fatta delle cose e poi dalla narrazione in realtà si può partire per ricostruire.

E: Ultimissima domanda provocatoria, perché uno dovrebbe alzarsi dal divano per venire a vedere questo spettacolo?

S: Perché perché appunto intanto ci sono tante tante informazioni, ci sono tre storie veramente recentissime di quelle che quindi, non fai in tempo a leggere sui libri, ma magari non hai fatto in tempo a vedere dal vivo e quindi a leggere sui giornali, però fanno veramente parte del nostro quotidiano perché sono legate a tre scenari internazionali, che comunque sono ancora infiammati e ci aiutano a capire qualcosa anche del nostro oggi. E poi sono tre figure che danno speranza.

Le prossime repliche in programma dello spettacolo sono questo sabato 15/11 alle ore 21 in Fucina culturale Macchiavelli a Verona, e il 06/02 al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto, sempre in provincia di Verona. 

La verità non si uccide 2025

Per approfondire:

Link utili Zahra Zakemi:

Sito dedicato a Ziba (non più online purtroppo) > http://www.zibakazemi.org/shahrzad_mojab.html

Comitato per la protezione dei giornalisti > Committee to Protect Journalists

Processi e cronologia dopo la morte > Zahra Kazemi – Wikipedia 

Archivio del silenzio > Archive o̶f̶ ̶S̶i̶l̶e̶n̶c̶e (@archive_of_silence) • Instagram photos and videos

Articolo sull’archivio del silenzio in Germania > https://ilmanifesto.it/germania-a-che-punto-e-il-silenzio 

 

Link utili  Juliano Mer Khamis:

Sito del Teatro > The Freedom Theatre

Pagina IG del teatro (attiva e aggiornata quasi in tempo reale) > Freedom Theatre on IG 

Pagina FB R.I.P. Juliano R.I.P Juliano Mer-Khamis 

Video frammenti dai suoi discorsi > Jamila & The Other Heroes – Fragments of Palestine (Remembering Juliano Mer-Khamis) (Official Video)

Fattoria degli Animali, Freedom Theatre 2008 > Animal Farm 

Interviste ragazzi freedom theatre (Yussef, ante 2002) > 

Growing up in the West Bank : Daily struggle of Palestinian children in Jenin camp

 

Articoli > Il freedom theater di Jenin: arte libertà resistenza 

Jenin’s Freedom Theatre rises from the ashes once again | Middle East Institute
Aggiornamenti del nuovo direttore del Freedom Theatre sull’invasione dell’esercito di Israele di luglio 2023 del campo di Jenin > Palestinian director records fearful video during Israel’s military operation in Jenin

  • The art of resistance: Jenin’s freedom theatre tells Palestinian stories

https://www.youtube.com/watch?v=XRQaoP3RjkU&ab_channel=AlJazeeraEnglish

  • Israel Raids Freedom Theatre in Jenin Refugee Camp; Director Speaks Out After Being Jailed & Beaten

https://www.youtube.com/watch?v=YBQaG8XmM80&ab_channel=DemocracyNow%21

 

Link utili Natalja Estemirova:

Intervista a Natalja > Human rights activist Natalia Estemirova murdered in Russia

Video memorial per Natalja > Honoring Natalia Estemirova

Kadyrov, Star di Instagram > Ramzan Kadyrov: brutal tyrant, Instagram star (account di R.Kadyrov)

Articolo scritto dalla figlia di Natalja > My Mother A decade after my mother’s murder | Lana Estemirova | The Guardian

Giornale per cui lavorava Natalja > Russia, Explained. Kadyrov vs. Novaya 

Associazione per cui lavorava Natalja (in italiano) > Memorial Italia Sito dell’associazione per cui lavorava Natalja > Memorial Human Rights Centre: The murder of Natasha Estemirova 12 years on – Rights in Russia

Articolo su Natalja > And Then There Were None

Articolo > Estemirova v. Russia: A missed opportunity for the protection of human rights defenders – Strasbourg Observers 

Articolo > European Court of Human Rights fails to hold the Russian authorities accountable for the killing of woman human rights defender Natalia Estemirova  > Protect one, empower a thousand.

I casi seguiti da Natalia > https://archive.memohrc.org/estemirova/

Link ai video inseriti alla fine dello spettacolo:

  • intervista Juliano con il campo alle spalle dall’alto 

https://www.youtube.com/watch?v=qvnbJj_hQMc&ab_channel=PalestineDiary

https://www.youtube.com/watch?v=UnwLtBRLOUg&ab_channel=MCAbdul

  • Attacchi al campo di Jenin 2023 

https://www.youtube.com/watch?v=NMpR2EQ0OEs&ab_channel=NewsClickin

  • The art of resistance: Jenin’s freedom theatre tells Palestinian stories

https://www.youtube.com/watch?v=XRQaoP3RjkU&ab_channel=AlJazeeraEnglish

  • Israel Raids Freedom Theatre in Jenin Refugee Camp; Director Speaks Out After Being Jailed & Beaten

https://www.youtube.com/watch?v=YBQaG8XmM80&ab_channel=DemocracyNow%21

 

Close Menu

Teatro ex Centro Mazziano - Via Madonna del Terraglio 10, Verona